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Lavoro anch’io. No, tu no. Ma come..la Coop non ero io?

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Un giovane lavoratore firma per un contratto trimestrale con Coop Lombardia all’interno del sito Expo 2015. Arriva il 30 aprile. A un giorno dall’ingresso in servizio, e a seguito da un brevissimo percorso di formazione, viene convocato dal datore che gli dice “salta tutto, grazie comunque”. A nessuno piace la precarietà ma immaginatevi nei panni di chi, incensurato, viene lasciato a casa a 24 ore dall’ingresso in servizio senza alcuna spiegazione. Zero tempo per cercare un’altra “opportunità di lavoro”, zero proposte per una sistemazione altrettanto temporanea nel carrozzone cooperativo. L’ordine arriva dalla questura di Milano che, dopo oltre cento interdizioni dai cantieri (tra padiglioni commissariati, corrotti, tangentisti e criminalità organizzata) decide che il “nulla osta sicurezza” mai scomodato in anni e anni di cantieri colabrodo, si applica segretamente agli operatori dei padiglioni. Non un commento a mezzo stampa (con la sola eccezione di un articolo di Pucciarelli che paventa decine di casi analoghi, non un dato pubblico in tempi di retorica openexpo, non parliamo dell’eloquente silenzio della politica.

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