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MayDay: non è una semplice chiamata – 10 apr h.21.30 @PianoTerra
Questa non è una semplice chiamata, ma il rilancio di un percorso chiamato MayDay.
A 13 anni dalla prima edizione, il 1° maggio del precariato metropolitano riafferma – tra continuità e rottura – la volontà di riversare nuova rabbia e nuove proposte nelle strade della città vetrina di EXPO 2015, in un tempo reso piccolo dalla crisi neoliberale.
Una Mayday che vuole parlare di reddito diretto e indiretto, dei legami tra luoghi di vita e lavoro, di nocività e sviluppo, per fronteggiare un’Esposizione Universale che incombe sul territorio metrolombardo imponendo immaginari, devastando territori e distribuendo risorse ad accoliti di casta e di classe dietro finte promesse per tutte e tutti. Una MayDay che si dà ampiezza di temi e che allarga la sua agenda di lotta a tutti i giorni che portano al 1° maggio 2015, data in cui dovrebbero aprirsi i cancelli di EXPO 2015.
Opporsi a questo “grande evento” vuol dire opporsi alla crisi e al ricatto del debito, al drenaggio delle risorse pubbliche verso ben noti centri di potere, allo scaricare i costi della crisi e delle speculazioni su territori e biografie.
Vuol dire opporsi alle nocività e all’economia del cemento coi suoi scempi ambientali realizzati in spregio alla volontà popolare, connettendosi alle resistenze territoriali esistenti nell’area metrolombarda (NoEXPO, NoTEM, NoPedemontata, ecc…) proprio a partire dalla condivisione di come EXPO 2015 sia un grande acceleratore di opere dannose.
Vuol dire opporsi allo sfruttamento del lavoro e alla negazione di dignità e diritti ai lavoratori dei poli e delle piattaforme logistiche, altra faccia di questo uso criminale dei territori e della precarietà. Vuol dire opporsi alla precarizzazione delle nostre esistenze lungo tutti i suoi assi – reddito, casa, mobilità, sapere, affetti – condizione tout court del lavoro e della vita, fenomeno definitivamente segnato dalla ristrutturazione e dalla messa a rendita dei territori della metropoli.
Vuol dire rivendicare un reddito di base incondizionato come misura concreta di intervento contro la precarietà e nella precarietà, per rompere la gabbia del ricatto e del bisogno.
Le realtà, i soggetti, i collettivi che parteciperanno alla costruzione della MayDay 2013 ti aspettano
mercoledì 10 aprile alle 21.30
a Piano Terra
via Confalonieri 3, Milano.
Vendo/Affitto casa: il mercato immobiliare nella Milano di Expo2015
La relazione fra finanza e mattone è stata negli anni passati il principale motore per la “crescita” (se così si può dire…) della metropoli. Nell’ultimo decennio sono sorti nuovi interi quartieri, sono cresciute imprese edili, il real estate è diventato per mole, probabilmente, il principale settore per investimenti e produttività. Molte sono state le critiche in merito all’impatto ambientale di ciò che in maniera molto svelta viene definita speculazione immobiliare, poche sono state sino ad ora le considerazioni sullo stato di salute di questo sistema e sul perché è opportuno tifare un crollo del mattone piuttosto che una sua ripresa. Il dominio del ciclo finanza/mattone, concedete l’iperbole, paragona Milano a quei paesi centroamericani o a quelle isole dell’oceano indiano in cui la costruzione selvaggia in funzione di una valorizzazione degli immobili utile per ottenere veloci guadagni è diventato il settore totalmente dominante. Guadagno veloce e sicuro. Subito. Nessun interesse per l’impatto sociale, le relazioni economiche con l’intero tessuto produttivo, le ripercussioni sui livelli di vita.
Il prodotto di questa egemonia culturale è una città completamente cementificata, con un numero inquietante di case sfitte o invendute, con le organizzazioni criminali che sono diventate importanti protagonisti economici utili ad eseguire il lavoro “sporco” (la produzione materiale) favorendo al lato pratico un generale abbassamento del costo del lavoro. Le banche hanno fatto profitti, rendendo più accessibili i mutui sul finire degli anni 80, hanno imposto la logica imperante della casa di proprietà come naturale necessità dell’abitare; la proprietà è diventata l’unica versione possibile ed immaginabile dell’abitare in città. Logica sostenuta, fra le altre cose, dalla continua svendita del patrimonio Aler e dalla progressiva sostituzione del sistema Erp con l’housing sociale.
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