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Documento politico per il Noexpo Pride del 20 giugno 2015

Siamo collettivi, singole, frocie, lesbiche, trans*, migranti che lottano contro le politiche che rendono ogni giorno le nostre vite sempre più precarie, contro le riforme che pretendono di incasellare i nostri desideri e le nostre esistenze. Quest’anno l’organizzazione milanese del Pride ufficiale ha cercato una maggiore visibilità attraverso Expo2015, per questo come collettivi e singol* femminist* e lgbtiq, abbiamo deciso di costruire una nostra giornata di mobilitazione: il NoExpo Pride.

Ci siamo incontrat* a dicembre 2014 a Milano e di nuovo a marzo 2015 a Roma e abbiamo attraversato la May Day del 1 maggio, portando avanti una critica lesbica, femminista e frocia al progetto di Expo2015.

Expo2015 è un progetto fondato sullo sfruttamento del lavoro, sottopagato, precario o volontario; il nuovo modello di sfruttamento consolidato dal Expo diventerà la norma dopo i sei mesi dell’esposizione. Expo è un gigante di cemento che devasta intere aree extraurbane; una passerella di multinazionali, aziende e Stati imperialisti e neo-colonialisti che propongono un modello di sfruttamento, devastazione e ricatto dei territori e delle esistenze. Basti pensare alla centralità di sponsor come Monsanto, Coca-Cola, Nestle e Mc Donald’s . non ci bastano un ecologismo e la solidarietà di facciata verso le persone gltqi per dimenticare che nel padiglione dedicato ad Israele saranno presentate le “eccellenze” israeliane nell’agricoltura e nella gestione dell’acqua, senza fare riferimento al regime di apartheid che Israele impone sulla popolazione palestinese. Expo diventa anche una vetrina per il pinkwashing e l’omonazionalismo degli Stati Uniti che il 20 giugno, davanti al loro padiglione, organizzeranno una festa gay sfruttando una pretestuosa difesa dei diritti per nascondere le loro politiche imperialiste.

l’Expo diventa, così, una vetrina per la propaganda israeliana e per il pinkwashing, che serve a coprire le atrocità dello stato di Israele sotto la facciata del paradiso turistico gay.

Tutto questo avviene a Milano, una città trasformata dai progetti di speculazione e dalle imponenti opere costruite in vista del grande evento: metri cubi di cemento che hanno richiesto sgomberi, sfratti, demolizioni, retate ed espulsioni, per escludere dai quartieri destinati ad Expo tutti i soggetti che non erano “presentabili” e “attraenti tra cui rom, migranti, sex worker e senza tetto. Allo stesso tempo alcuni di questi soggetti sono funzionali alla macchina economica di Expo: i migranti lavorano in nero, rischiando e perdendo la vita nei cantieri e i/le sex worker soddisferanno una fetta enorme del turismo che si muove verso milano.

Un esempio è l’azione di ‘ripulitura’ dalla microcriminalità del centro città, come via Sammartini, mettendo in atto politiche securitarie e di controllo, per poi colorarle di rainbow: telecamere, chiusura del traffico e militarizzazione permanente vorrebbero permettere al turismo omosessuale di Expo di trovare in quella via un ghetto protetto in cui spendere e spandere. Con l’intento – dichiarato – di puntare a incrementare le cifre del turismo omosessuale, questo mercato “pink” ha un target commerciale che è un gay maschio, bianco, cittadino occidentale, borghese e non parla alla grande maggioranza dei soggetti lgbtiq, che vivono una quotidianità di oppressione, marginalizzazione ed espulsione dal mercato del lavoro e non rientrano nell’immaginario accettabile del gay frivolo, festaiolo, alla moda e spendaccione.

La firma di Giuseppe Sala, commissario unico di Expo, sulla carta dei diritti presentata dal Unar, da molti salutata come una conquista, è in realtà funzionale a tutto questo: inglobare, mercificare e normalizzare la portata potenzialmente rivoluzionaria dei nostri corpi, dei nostri desideri e delle nostre lotte in quanto soggettività lgbtqi e ricondurla all’interno di logiche di profitto e oppressione.

Oltre a tutto questo, Expo2015 mette in campo l’immancabile retorica sul ruolo della donna.

“Nutrire il pianeta_Energia per la vita” è lo slogan di Expo. E chi può ricoprire questo ruolo se non La Donna?

Women for Expo è la “quota rosa” che, attraverso campagne pubblicitarie, propone l’immaginario di una donna che può trovare il proprio posto in Expo come imprenditrice, tramite bandi e progetti dedicati, ma soprattutto come madre, in quanto “naturalmente” votata al prendersi cura, al cullare e al “nutrire il pianeta”. Questa campagna mediatica è volta ad imporre due modelli proposti come positivi ed esemplari di una realizzata ed effettiva emancipazione delle donne: la madre della vita e della terra, naturalmente predisposta alla condivisione, all’altruismo e al nutrimento; la donna imprenditrice, la cui emancipazione si manifesta esclusivamente nel “tirare fuori le palle”. La richiesta di centralità e partecipazione delle donne viene strumentalizzata per relegarci, ancora una volta, nei ruoli culturalmente imposti: l’eterosessualità obbligatoria, la famiglia, la cura, la maternità e l’ambito domestico, dove sappiamo bene che avviene il 90% della violenza maschile sulle donne.

Expo è un progetto che normalizza la condizione di oppressione delle donne, infiocchettandola come fosse qualcosa da accettare e addirittura esaltare.

Expo è il perfetto paradigma del modello economico capitalista occidentale: sfrutta, cementifica, colonializza e devasta i territori, alimenta le mafie e uccide i lavoratori, opprime e controlla la vita di tutt*, normalizza i desideri, reprime chi si oppone.

La retorica di Expo su donne e soggetti lgbtiq, da un lato, serve a legittimarsi e ripulirsi, nascondendo dietro la facciata sfavillante della città-vetrina il modello economico e di sfruttamento che Expo esalta e presenta con i suoi padiglioni; dall’altro, invisibilizza la condizione reale che questi soggetti si trovano a vivere a causa della crisi economica e dei tagli sul fronte pubblico che hanno portato la sanità e i servizi al limite della sostenibilità. Così emergono le contraddizioni e l’ipocrisia di Expo e del modello che rappresenta: da un lato, esaltare l’importanza delle donne quando la maggioranza di queste non può accedere gratuitamente a nessun servizio per la propria salute, dal momento che i consultori vengono smantellati dai tagli e i reparti di ginecologia vengono chiusi o lasciati in uno stato di totale abbandono, pieni di obiettori di coscienza, che occupano l’80% degli incarichi pubblici, impedendo l’applicazione della legge 194; dall’altro, creare una città gay friendly in un paese che non riconosce le molteplici forme di relazione e intimità che costruiamo, al di là e oltre la famiglia tradizionale. Un paese dove mensilmente nelle piazze viene lasciato spazio alle Sentinelle in Piedi, lobby e gruppi catto-fascisti che nascondendosi dietro la libertà di espressione, veicolano messaggi di intolleranza, violenza e omo/lesbo/transfobia. Questi gruppi rivolgono un attacco diretto alla scuola pubblica, attraverso lo spauracchio della “teoria del gender”, che per noi significa autodeterminazione, percorsi di liberazione collettivi e favolosità.

Abbiamo deciso di scendere in piazza il 20 giugno con il NoExpo Pride, portando per strada le nostre molte e differenti identità, quelle che il sistema (v)etero capitalista mette ai margini, quelle che non si abbinano bene con la vetrina di Expo. Rinunciamo alla rispettabilità omonormata e invaderemo le strade di Milano, perchè non siamo disposte a farci confinare nei ghetti del consumo gay friendly. Non siamo disposte a subire sui nostri corpi meccanismi di patologizzazione e medicalizzazione solo perchè non corrispondiamo a quella norma che ci vorrebbe far rientrare nel binarismo di genere e rendere accettabili. I nostri corpi sono eccedenti e per questo favolosi! Vogliamo creare città dove le strade libere le fanno le soggettività che le attraversano quotidianamente, con la solidarietà e le relazioni che costruiscono, e non le telecamere e la militarizzazione; una città dove i nostri desideri si possano realizzare negli spazi che viviamo e liberiamo ogni giorno da razzismo e omo/lesbo/transfobia.

Quindi vogliamo ripartire da dove tutto ebbe inizio, da Stonewall, con la lotta e la favolosità che da sempre ci hanno contraddistinto, orgogliose come le frocie, le lesbiche e le travestite che si opposero alla violenza e ai soprusi della polizia.

Vogliamo una città frocia, non una vetrina gay per Expo!

I nostri desideri sono ingovernabili, la nostra libertà non è in vendita!!!

Per adesioni e informazioni:
Mauro 3388365190 mauromuscio90@gmail.com
Carlotta 386834626 carlotta@autistiche.org

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NoExpo Pride, libere e autodeterminate dal 1 Maggio verso il 20 Giugno e oltre

Siamo una rete di femministe, froce e queer e costruiamo le nostre esistenze autodeterminandoci e non accettando che qualcuno ci imponga come comportarci, chi amare o cosa desiderare.
Viviamo in diverse città e abbiamo scelto di essere a Milano per le 5 giornate di mobilitazione Noexpo, perché quest’anno l’organizzazione del Pride ufficiale ha accettato di essere cassa di risonanza per l’Expo2015.
All’interno della grande May Day del 1 maggio, NoExpo Pride sarà un punto di riferimento visibile per tutti i corpi eccedenti alla norma e alla tradizione all’interno dello spezzone NoExpo in ogni città, ma non solo. Si concentrerà sull’opposizione all’immaginario eteronormato che Expo propaganda attraverso il progetto We-Women for Expo e il relativo Padiglione.
Expo2015 non è solo speculazione, cemento, mafia, tangenti e sfruttamento, come ormai è evidente a tutt*, ma è anche un modello di propaganda: il tema dell’esposizione è “nutrire il pianeta”, quando le multinazionali, le aziende e gli stessi paesi che parteciperanno sono gli stessi che devastano, sfruttano e ricattano territori e popolazioni.
Per coprire tutte le atrocità che si commettono in nome del profitto, Expo2015 ha bisogno di crearsi un “volto umano” e lo fa mettendo al centro la donna, come naturale custode della casa e della tradizione legata al cibo, altruista, disposta a curare l’altro e a condividere. La richiesta di centralità e partecipazione delle donne viene strumentalizzata per relegarci, ancora una volta, nei ruoli culturalmente imposti: la famiglia, la cura, la maternità e l’ambito domestico.
Inoltre, per espandere il target commerciale, Expo strumentalizza il bisogno di riconoscimento di lesbiche, gay, trans e queer, proponendo un mercato apposito, iniziative specifiche, locali e quartieri friendly. Tutto questo però non coincide con la realtà che vive la maggioranza dei soggetti lgbtiq, fatta di oppressione, violenza, marginalizzazione ed esclusione dal mercato del lavoro.
Le lotte di genere non sono appannaggio di particolari categorie sociali bensì percorrono trasversalmente tutte le battaglie per una vita migliore che tante e tanti portano avanti quotidianamente. E’ per questo che chiediamo a tutti gli spezzoni del corteo che attraverserà Milano il 1 maggio di esporre un manifesto della rete NoExpo Pride, come condivisione di questa battaglia e per rilanciare tutti insieme la data del 20 giugno.
Dopo le assemblee a Milano e a Roma infatti, abbiamo deciso di costruire il nostro pride, dove prenderci spazio con le nostre molte e differenti identità: il NoExpo Pride! Quel giorno sarà una giornata di lotta capace di coniugare conflitto, rivendicazioni forti e tutta la favolosità di cui siamo portatrici e portatori, con la nostra semplice esistenza. Per conquistare nuovamente in maniera forte e condivisa il nostro diritto alla scelta.
Per dare continuità al percorso della rete ben oltre il Primo Maggio e durante i 6 mesi di durata dell’esposizione, per dare concretezza ai nostri desideri e ai nostri progetti, per prenderci gli spazi che ci spettano di diritto nelle città e per le strade, convochiamo un appuntamento nazionale a cui possano partecipare collettivi, realtà, associazioni, singole che con noi vogliono ragionare su immaginari diversi da quelli in cui ci costringono a stare e su nuove mobilitazioni, GIOVEDI’ 30 APRILE DALLE 18 NEL CAMPEGGIO NOEXPO, al parco di Trenno, Milano.

Vogliamo una città frocia, non una vetrina gay per Expo e per questo il 20 giugno invaderemo le strade di Milano!
Non ci lasceremo rinchiudere in casa, perché è lì che avvengono la maggior parte delle violenze nei nostri confronti, per mano di padri, mariti, compagni ed ex.
Ci riprenderemo le strade, perché la nostra libertà non è data da telecamere e poliziotti, ma dalla solidarietà e dalla relazioni che costruiamo ogni giorno.

I nostri desideri sono ingovernabili, la nostra libertà non è in vendita!!!

Di seguito gli appuntamenti delle prossime settimane, in vista del NoExpo Pride e i contatti:
Milano_Giovedì 30 aprile ore 18,00 al campeggio NoExpo nel Parco di Trenno: Tavolo di discussione e costruzione del NoExpo Pride
Milano_Venerdì 1 maggio ore 14 P.za XXIV Maggio: MAYDAY NO EXPO
In tutte le città_Domenica 17 maggio: organizza la giornata di lancio del NoExpo Pride nella tua città!
Milano_Sabato 20 giugno: NoExpo Pride

Rete di femministe, froce e queer contro Expo2015
Blog: noexpopride.noblogs.org
Fb: NoExpo Pride

Noi siamo donne, trans*, sexworker, migranti, gay, lesbiche, queer e femministe e vogliamo riappropriarci della nostra Città perché la visibilità, l’agibilità e la sicurezza di questa città è fatta anche dai nostri corpi che la attraversano. Contestiamo il sistema di valori di cui Expo si fa portatore e rivendichiamo la libertà di vivere, amare, giocare, performare il nostro genere, i nostri desideri non conformi, la nostra sessualità e le nostre relazioni con gioia e trasparenza. Chiediamo riconoscimento per le molteplici reti di affettività di cui facciamo parte. Chiediamo reddito garantito per le nostre vite precarie. Rivendichiamo il diritto di liberare spazi e luoghi di confronto e di agibilità politica.

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