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A Expopolis dipendenti comunali in sciopero contro i tagli

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Non accadeva dall’era Albertini: sciopero generale dei dipendenti del comune di Milano!

Oggi lunedì 13 maggio 2013 le organizzazioni sindacali dell’ente, ad eccezione di CGIL e DICCAP, hanno dichiarato uno sciopero di quattro ore esteso all’intera giornata per i settori: Servizi all’infanzia, Scuole Paritarie e Case Vacanze, Lavoro e Formazione, Polizia Locale.

Ad eccezione di quest’ultimo, è evidente come siano in particolar modo i servizi alla persona a essere in fibrillazione per via dell’austerity reimposta dalla neoassessore al bilancio Francesca Balzani coadiuvata da una politica sul personale per niente dialogante e in tutto dirigista modello corporation (assessore Bisconti, ex Nestlè).

Ogni giorno rimbalzano sui media allarmi derivati dai conti dell’ente (400 mln di euro di buco, poi 100 mln di euro ancora da colmare….) che producono tagli ai vari assessorati, nello stesso momento in cui l’ente si trova a spendere centinaia di milioni di euro per Expo2015, il grande evento che produce debito, cemento e precarietà. Con risvolti inevitabili anche per l’organizzazione del lavoro interna all’amministrazione. Questo semplice parallelismo è emerso anche venerdì scorso nel corso dell’assemblea unitaria in via santa Radegonda, nella quale più di un intervento ha ribadito come si utilizzino diversi pesi per diverse misure nella gestione del patrimonio pubblico, con riferimento esplicito al megaevento del 2015 e allo stipendio di Gianni Gonfalonieri, rappresentante Expo del Comune di Milano.

Expo2015 era venduto come occasione di rilancio anche per l’amministrazione comunale mentre in realtà sarà gestito in toto da una società privata (Expo spa) con soldi esclusivamente pubblici, con un commissario unico “tecnico”. Nella realtà, Expo ha portato l’amministrazione comunale e il suo personale a un bivio.

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MAYDAY2013: RIPRENDIAMOCI IL FUTURO

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Il mondo che conoscevamo solo fino a qualche anno fa è crollato davanti ai nostri occhi. La situazione italiana lo mostra in modo evidente. Il tessuto sociale è andato in mille pezzi. C’è però la possibilità che dalla rottura di questi legami si crei energia e si sprigionino nuove forze dalla rivendicazione di bisogni e desideri.

La Mayday nasce da qui. Qui trova ogni anno la forza per prendere e farsi prendere per mano da decine di migliaia di persone, come è accaduto il 1 maggio 2013.

Una Mayday che, da sempre, assorbe quanto le accade intorno e per questo muta. Soprattutto in questi ultimi anni, così difficilmente ascrivibili in esperienze già vissute. Prima hanno provato a sedarci con la logica dell’austerità, facendo saltare ogni livello della rappresentanza; ora ci riprovano con la logica della pacificazione nazionale, con il risultato di sancire definitivamente la distruzione di ogni patto sociale e quindi legittimare da una parte lo smantellamento totale del sistema di welfare e dall’altro favorire l’estensione della condizione precaria a tutti i settori della popolazione.

 Quest’anno la nostra narrazione ha preso di mira la trasformazione neoliberista dei territori, esemplificata a Milano e in Lombardia da EXPO 2015. Un grande evento capace di ridisegnare politiche territoriali, finanziarie e lavorative. Un avamposto ideologico del capitale, un precipitato che sottende gestione mafiosa e affaristica dei finanziamenti pubblici, sbancamento di territori vivi e politiche aziendali volte a imporre ai lavoratori condizioni di ricatto, che durante questa Mayday abbiamo riassunto in tre parole -debito, cemento, precarietà- e in un carro comune, quello di apertura, chiassoso, comunicativo e militante, caratterizzato dalla rilettura del Monopoli nella versione critica improntata su EXPO a Milano chiamata Expopoli(s).

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 La Mayday013 ha articolato vertenze lavorative e lotte territoriali reali, costruendo una piattaforma concettuale e di conflitto che vuole arrivare al 1 maggio 2015, giorno di apertura dei cancelli di EXPO. E lo fa cercando e trovando un nuovo percorso -oggi quartiere Isola-Porta Nuova, domani i cancelli di EXPO- nuove parole e la partecipazione di una massa critica tale da non poter venire ignorata. 

Questa Mayday vuole aprire con forza uno spazio politico che arrivi dritto fino al 1 maggio 2015, giorno dell’inaugurazione del grande evento. Per quei giorni ci proponiamo di costruire un fronte di opposizione sociale a EXPO, in grado di esprimere conflittualità, di produrre una critica al grande evento e indicare un’alternativa di sviluppo. In questo senso crediamo che la rivendicazione di un reddito di base incondizionato e la riappropriazione di forme di reddito indiretto (casa, mobilità, salute e saperi), all’interno di una narrazione appropriata riguardante l’impatto dei grandi eventi e delle grandi opere connesse -che si legittimano attraverso lo stesso grande evento- possano già esprimere un’alternativa radicale. Crediamo inoltre di doverci dotare di momenti di condivisione e strumenti di analisi e comunicazione potenti per affermare un’altra idea di sviluppo urbano e sociale: l’Accademia Precaria in corso di svolgimento a Piano Terra, il gioco e il libro Expopoli(s), i Quaderni di san Precario, tutte le campagne comunicative e tutti i materiali composti in questi anni dalla variegata galassia di soggetti accomunati da un’attitudine NoEXPO e sanprecaria sono solo alcuni degli esempi possibili.

 La partecipazione massiccia alla Mayday013, sia da parte delle realtà sociali che da parte del multiforme e complesso precariato metropolitano, è un segnale positivo. E’ il momento di costruire relazioni e mettere in comune conoscenze, saperi ed esperienza. E’ il momento di scardinare logiche di identità e produrre politica.

Insieme per un’unica grande opera: uscire da EXPO ora!

Comitato NoExpo

FOA Boccaccio

Lab. Off Topic

Rete San Precario

SOS Fornace

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