Expo2015 sposta a Gerusalemme la capitale d’Israele normalizzando l’occupazione
Proprio mentre nei Territori Occupati è in corso una nuova escalation della repressione e del controllo militare israeliano sulle popolazioni palestinesi di Gaza e Cisgiordania, pubblichiamo un comunicato delle Brigate di Solidarietà in merito all’imbarazzante partneship privilegiata che Expo2015 ha riconosciuto a Israele (da questo sito abbiamo già denunciato l’intreccio di interessi anche tramite Selex, Gruppo Finmeccanica, fornitore dell’esercito di Israele e titolare dei sistemi di sicurezza di Expo) e le contraddizioni, le ennesime dell’ingombrante evento, che cela.
In questi giorni sul sito web di Expo 2015 sono apparse nuove pagine per i paesi partecipanti con una scheda di presentazione.
Spicca tra queste la scheda di Israele, soprattutto per l’indicazione della capitale: non Tel Aviv ma Gerusalemme. Questo nonostante nel mondo ci sia un solo paese che riconosca Gerusalemme come capitale di Israele, ed è Israele stesso. Coerentemente a ciò, le ambasciate in Israele, tra cui quelle dell’Italia e dell’Unione Europea, si trovano a Tel Aviv e dintorni.
#EXPOGATE
Mele marce, abbiamo ripulito Expo, non pensavamo fosse così. Sono più o meno di questo tenore le reazioni del mondo politico e dell’opinione pubblica agli arresti dell’8 maggio legati agli appalti di Expo. Una convinzione ingenua o in malafede, a seconda dei casi, supportata dall’informazione mainstream, prova a far passare l’idea che sia merito dei controlli se le cose sono uscite e quindi Expo può andare avanti così com’è. Non sarà facendo gli struzzi che salveranno il megaevento dall’ennesimo colpo mortale.
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