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Lavoratrici e lavoratori contro expo
ll Primo Maggio non è un giorno come gli altri, è un giorno di NON lavoro. E’ il giorno di festa, di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici. Il Primo Maggio viene usata da molti come una cerimonia simbolica, ma in realtà questa data porta dentro di se le sofferenze e al tempo stesso la dignità di tutti i lavoratori e le lavoratrici. Da troppo tempo in Italia, e non solo, si sta cercando progressivamente di trasformare la festa dei lavoratori in una festa vuota, addirittura in un’occasione economica. Già dal 2005 abbiamo visto nel nostro paese i grandi centri commerciali aperti anche il Primo Maggio, è stato un apripista per tutti gli imprenditori che da allora, in nome del loro profitto, obbligano i lavoratori, sopratutto per chi lavora nei servizi, a “timbrare il cartellino” anche in questo giorno di festa. Il mettere in discussione il Primo maggio è solo una parte dell’attacco più ampio al mondo del lavoro e alle relazioni sindacali, pensiamo all’abolizione dell’art.18 e al jobs act, passando per le deroghe fatte per l’Expo di Milano.
Oggi ci troviamo nella situazione in cui la retorica che ci siano dei lavoratori privilegiati rispetto che altri, serve soltanto a promuovere e istituzionalizzare il lavoro precario anche ai lavoratori che precari non lo sono mai stati. Una narrazione falsa, utile solo a giustificare il saccheggio di diritti e reddito a favore di un capitalismo che non mira in nessun modo al benessere collettivo, ma soltanto ad accrescere le disparità sociali. In questo contesto Expo Milano 2015 diventa anche il laboratorio e la vetrina di questi progetti: il lavoro gratuito, l’abuso dei contratti a termine, la cancellazione dei diritti a partire da quelli sindacali, la deroga agli orari di lavoro distribuiti sulle 24 ore giornaliere sono solo alcuni degli aspetti di come tramite Expo si voglia normalizzare delle abberrazione sul piano del mondo del lavoro, ma anche dei diritti, il tutto condito da una vergognasa propaganda sulle grandi opportunità del grande evento che salverà le sorti del paese. Nel laboratorio Expo il governo Renzi può collaudare le sue nuove riforme perfettamente in linea con le volontà del capitale neoliberale: il Jobs Act, lo SbloccaItalia e la Buona Scuola. Tutte riforme in cui gli ultimi rimangono ultimi e i primi saranno sempre più ricchi. Il lavoro è concepito come precario quando non addirittura gratuito; il lavoro deve essere precario a tempo indeterminato; la privatizzazione diventa norma e assume la retorica dell’opportunità dell’uscita dalla crisi; la meritocrazia nelle scuole, anche per i docenti che vi insegnano, ormai un lontano ricordo. Abbiamo visto con forza il dispositivo aggressivo e predatorio di Expo sulla questione sollevata dai lavoratori della Scala sull’apertura straordinaria del Primo Maggio. Noi pensiamo che il Primo maggio NON si debba lavorare, così come pensiamo che il mondo che vogliamo, a partire dai diritti, debba essere diverso da quello che ci impongono questi poteri dispotici. Ricatti che nulla hanno a che vedere con la storia dei diritti nel nostro paese nati nei luoghi di lavoro, sia in città che nelle campagne, motori trainanti della Resistenza. Non è un caso se durante il regime fascista il Primo Maggio non si poté festeggiare, se non in incognito e a prezzo di delazioni cui furono soggetti centinaia di operai, artigiani e contadini. Milano non ha mai piegato e non piegherà ora la testa di fronte all’autoritarismo: a lei spetta il dovere di dare l’esempio squarciando il buio delle condizioni avverse e del clima di sfiducia diffuso. Guardiamo avanti, ad un nuovo primo maggio che non solo riaffermi la nostra storia ma si affianchi ad una nuova idea di mondo, basata su diritti universali e continuativi per TUTTE e TUTTI, ben oltre il contratto di lavoro. La vita è un valore da difendere e garantire con dignità e praticabilità per chiunque, sempre.
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