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#12O #Ribelli – Territori resistenti nella metropoli di Expo2015
Aree agricole, parchi urbani, terreni sopravvissuti allo sprawl delle metropoli sono minacciati nella città di Expo2015 dalla pressione della speculazione immobiliare e dai lavori per le opere legate all’evento meneghino. Da Abbiategrasso a Monza, da Rho a San Giuliano, percorsi intrecciano la metropoli a disegnare un quadro fatto di cemento e di terreni sotto scacco. Il 12 ottobre, giornata nazionale di lotta a difesa del territorio e dei beni comuni, a Milano saremo #Ribelli a due ruote con appuntamento alle 14.30 alla stazione M3 Affori-Ferrovie Nord, per una pedalata critica dentro la città di Expo che ci porterà al parco Argelati, una delle aree minacciate, in sintonia con quanto accadrà in altri luoghi della metropoli a ribadire:
– stop consumo di suolo, una sola grande opera: casa e reddito per tutt@
Leggi TuttoRiflessioni d’estate per un autunno NoExpo
L’estate che volge al termine, si chiude nel segno di Expo2015, così come si era aperta. Il 7 luglio, a Monza, la svolta data, da Napolitano e Letta, a Expo2015, con l’attribuzione al grande evento meneghino di un ruolo salvifico e di rilancio per l’economia italiana per uscire dalla crisi. Più un’operazione di immaginario che di sostanza, ma che ha segnato sicuramente un cambio di paradigma e di significati di tutta l’operazione Expo2015 e, per quel che ci riguarda, dell’attitudine NoExpo. Ieri, 13 settembre, di nuovo Letta ha benedetto il cantiere di Rho-Pero, rassicurando (ma tra poche settimane le chiacchiere dovranno lasciare il posto ai fatti) su soldi, tempi, investimento d’immagine da parte del Governo (contemporaneamente la sua spalla del Quirinale benediva le imprese che lavorano al TAV…)
Le stesse parole, gli stessi schemi e ragionamenti fatti sei anni fa, quando ci dissero che Expo2015 avrebbe rilanciato Milano e la Lombardia nel mondo, oggi sono declinati in salsa nazionalpopolare e gonfiati dalla retorica degli “italiani che nelle difficoltà e nelle emergenze danno il meglio di loro stessi”. Dentro la recessione e la crisi sociale e di sistema, che sta distruggendo intere nazioni e impoverendo milioni di persone in tutta Europa, la ricetta nostrana per risollevare le sorti dell’Italia e compattare opinione pubblica, media e blocco di potere è Expo2015, l’Expo più sgangherato della storia, quello che vorrebbe nutrire il Pianeta e che, a oggi, non si capisce ancora cosa sarà.
Come se non bastasse, nell’assenza d’idee per il post-2015, in mancanza di un’idea di città, ecco la nuova pensata geniale, facciamo le Olimpiadi del 2024 a Milano, sul sito Expo, così rilanciamo. Nel frattempo anche Roma insegue lo stesso sogno, in una folle corsa a raggiungere Atene e Torino e il loro default post-olimpico. Soloni ci spiegano i vantaggi per il PIL, ma non parlano delle devastazioni ambientali, dell’indebitamento pubblico, di tasse e tagli a servizi necessari per finanziare i grandi eventi, della miseria del lavoro che si portano appresso a livello qualitativo, reddituale e di garanzie.
Ma fermiamoci per ora al 2015.
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