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A proposito di acqua e canali
Pubblichiamo il contributo che la rete NoExpo ha portato all’Assemblea nazionale dei comitati e dei movimenti per l’acqua. Nella retorica di Expo il tema acqua è abusato sia a livello di immaginario che come alibi per opere inutili e devastanti, come la lotta NoCanal ha dimostrato.
“Nutrire il pianeta Energia per la vita”, questo è il tema dell’esposizione universale che dal primo maggio al 31 ottobre 2015 abiterà il territorio metrolombardo con l’intento, da quel che dicono gli organizzatori (l’evento è gestito da una società privata finanziata interamente da enti/istituzioni pubbliche) di trattare l’argomento dell’alimentazione su scala globale. Lo spettro del ragionamento prevede quindi anche un focus sull’acqua, il bene comune che a Milano viene gestito da una spa (MM spa, seppur a partecipazione pubblica) e che ha trovato la sua declinazione materiale nella “Via d’acqua”, un canale inizialmente pensato come navigabile e successivamente divenuto un semplice canale di scolo del laghetto da realizzare all’interno del sito Expo, lungo 22 km la cui portata è di 1 / 2 metri cubi al secondo che terminano nel Naviglio Grande (corso d’acqua la cui portata è di 40 metri cubi al secondo). Un’opera utile solo al megaevento (ai 6 mesi del megaevento), al contrario inutile e dannosa al territorio poiché:
– costa circa 90 mln di euro totalmente pubblici
– passa e squarta i 4 grandi parchi pubblici dell’ovest Milano
– l’esigua portata non consente all’acqua di offrire alcun servizi all’agricoltura locale, peraltro concentrata a sud e di conseguenza non vicina all’opera
– il canale passa su terreni a precedente vocazione industriale che necessitano di importanti bonifiche.
MAYDAY2014 – Assemblea metropolitana #5M @pianoterralab
A un anno dall’inizio di Expo 2015 e in contemporanea con la presidenza semestrale dell’Italia dell’Unione Europea, la partita si fa sempre più dura. E le menzogne ancora più pesanti. Dicono che sta per cominciare la ripresa economica, ma non ci dicono per chi. Sicuramente non a vantaggio dei precari e delle precarie, delle inoccupate e dei disoccupati, dei lavoratori autonomi eterodiretti o delle lavoratrici stabili precarizzate, o dei migranti.
Ma è vero, la ripresa c’è. E’ la ripresa delle rendite finanziarie: in un anno, il 2013, le borse sono salite di oltre il 20%, tanto quanto è aumentato il numero dei disoccupati e dei poveri. E’ la ripresa dei profitti, sempre più trainati dalla finanza e diretta conseguenza della riduzione dei costi del lavoro (leggi caduta dei salari) e dell’aumentato sfruttamento delle nostre vite. E’ la ripresa della speculazione dei territori e dell’abitare: da Expo2015 alla Tav. La rendita territoriale ha maturato ampi guadagni, lucrando non solo sulla commistione mafiosa che sta dietro le grandi opere, ma sul bisogno di case di chi è stato buttato sul lastrico dalla crisi. Un esproprio continuo di beni comuni, che deriva dalla morte della democrazia, sullo sfondo di un gioco politico di ricambio che conferma il diktat delle politiche d’austerity con la scusa del debito.
Già durante la Mayday2013 l’abbiamo gridato forte e chiaro: l’unica grande opera che vogliamo è il reddito. L’affaire Expo2015 condensa le peggiori previsioni e dà l’idea del modello di sviluppo che si vuole perseguire: un modello fondato su debito, cemento e precarietà. La denuncia dell’anno scorso non solo ha trovato piena conferma quest’anno, ma le peggiori aspettative sono state superate. Alle nostre proposte in tema di reddito incondizionato, salario minimo, gestione comune del territorio, partecipazione dal basso si è risposto con l’accordo sindacale del luglio scorso per Expo2015 che prevede l’utilizzo gratuito delle capacità lavorative di 18.000 giovani, e per trovarli si è già messa in moto la solita macchina mediatica compiacente e servile. Quello che si offre è lavoro non retribuito, nuova forma di moderno schiavismo.
Il percorso iniziato nel 2013 con il count-down verso Expo dunque continua, sostenuto anche dalle mobilitazioni che in questi mesi si sono opposte alle deturpazioni territoriali del grande evento. L’obiettivo è sempre quello di andare oltre la parade e molte proposte stanno già circolando, senza dimenticare che a luglio a Milano si svolgerà il summit europeo sulla disoccupazione giovanile, momento che ancora una volta sancirà, nell’anno delle elezioni per un parlamento europeo svuotato di qualsiasi capacità decisionale, la validità della politica dei due tempi, ovvero la necessità di sacrifici e rigore uniti alla rinuncia a diritti e stabilità di reddito e lavoro, in nome di un futuro e non meglio precisato miglioramento sociale che, come già sappiamo da tempo, non avverrà mai.
Per discutere dell’organizzazione della Mayday 2014, convochiamo un’assemblea metropolitanaMERCOLEDI 5 MARZO ALLE 21.00.
Ci vediamo al PIANOTERRA via F. Confalonieri 3, Milano
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