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Posts Taggati ‘spazi sociali’

Monza #7L: Oltre la maggioranza silenziosa

Di seguito la nostra lettura della giornata di ieri e, più in generale, dei Noexpodays, che cerca anche di rilanciare lo sguardo a quello che sarà nei prossimi mesi. Tutto quello che i media ufficiali non vi raccontano e non vi hanno fatto vedere sulle iniziative NoExpo monzesi potete leggerlo nel racconto di Offtopic della criticalmass partita da Milano, che ha portato un agile gruppo di attivisti NoExpo davanti alla Villa Reale, aggirando ed eludendo il dispositivo di sicurezza attivato nella circostanza. Qui il video della criticalmass

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7 luglio 2013

Un imponente schieramento militare ha contrassegnato la giornata del 7 luglio, quella della calata di Re Giorgio I a Monza in difesa delle progressive sorti di Expo2015, evento così popolare sul territorio metrolombardo che per l’inaugurazione della sua futura sede istituzionale, la Villa Reale di Monza appunto, si mobilita un intero esercito a protezione della corte.

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Due manifestazioni contrapposte hanno composto la giornata: una dentro ad un palazzo, l’altra dentro una città.

La prima, organizzata da Expo2015, si è proposta come blindata, ad inviti, delimitata dalle mura del palazzo, sovraesposta mediaticamente in cui si raccontavano gli slogan di chi vorrebbe “uscire dalla crisi” ma non può. Si è suggerito il ritorno all’ordine, grandi piani e follie visionarie. Il tutto senza contradditorio, senza il minimo confronto con la realtà. In favore appunto del padrone di casa, Expo2015, l’evento messianico che, se coadiuvato dalla stabilità politica, ci porterà fuori da ogni impiccio. A ripristino dei normali e calmierati processi di produzione di disuguaglianza precedenti il 2007.

La seconda, quella organizzata dall’attitudine NoExpo e che ha visto partecipare le principali lotte territoriali metrolombarde e molte fra le realtà autorganizzate di Milano e hinterland, si è proposta come pubblica, diffusa, aperta al confronto ed alle connessioni, comunicativa nei confronti di una città tenuta fuori dalla corte. Una piazza visibile ed attraversabile in contrapposizione al palazzo invisibile ed impenetrabile, o meglio visibile solo attraverso il filtro mediatico in grado di addolcire ancor di più le brioche di Re Giorgio I e di inventarsi pure dei timidi applausi di qualche presente all’apparizione del signore della patria. Applausi che invece abbiamo bene udito durante l’apparizione dell’avamposto ciclico che in barba al clamoroso sistema di sorveglianza messo sul campo è riuscito a presentarsi davanti alla cancellata della villa per portare il saluto dell’opposizione sociale ad Expo2015.

monza7luglioExpo/NoExpo

La scelta di contrapporre una piazza al palazzo, a conclusione dei #noexpodays, eventi che hanno portato nelle piazze metrolombarde contenuti e concetti frutto di un lavoro approfondito delle realtà che compongono la biosfera “noexpo”, ha significato una presa di posizione forte e precisa nei confronti di Expo2015: non ci sarà tregua, i 6 mesi di Expo vivranno a stretto contatto con le istanze della popolazione di expopoli(s) i cui desideri ed i cui bisogni non serviranno il brand territoriale, non faranno da cornice al succo neoliberista della manifestazione componendo magari fenomeni folkloristici in mostra per i visitatori. Nei 6 mesi di Expo2015 e per tutto il periodo che precede e segue la manifestazione una fetta importante della popolazione metrolombarda esprimerà il suo dissenso e la sua opposizione al megaevento energivoro, generatore di debito, diffusore di cemento e dispensatore di precarietà, lavorativa e non. Non ci faremo sfrattare dalle case occupate per necessità, riconquisteremo spazi politici funzionali al confronto ed al conflitto, libereremo la produzione di cultura dal basso, svincolandola dalla mera esigenza di promuovere un prodotto, supereremo i differenti posti di blocco attraverso l’agilità del verbo della contestazione opposto alla fissità della propaganda expofila. Allo stesso modo in cui la mobilità dolce, lo spostamento ecosostenibile ha affrontato e superato i mezzi corazzati a difesa dell’ideologia regale.

cavalcavia

Noi non siamo i volontari per Expo, noi siamo i volontari contro Expo!

Voglio un piano quinquennale la stabilità

Ciò ci impone anche di esprimere alcune considerazioni in merito all’incontro avvenuto all’interno della Villa Reale, incontro in cui le istituzioni hanno per l’ennesima volta tentato un rilancio. L’han fatto, fra le altre cose, utilizzando probabilmente il sondaggista di Berlusconi, che attribuisce un favore del nei confronti del megaevento dell’85% della popolazione. Un sondaggio che da solo ci presenta la miseria dei contenuti sia dell’evento monzese sia del megaevento più in generale. A rilanciare l’immaginario, ripetiamo, c’era il neorieletto presidente della Repubblica, colui che ha sbeffeggiato ed umiliato Berlusconi nel 2011, colui che costantemente bypassa un parlamento la cui popolarità è ai minimi storici per prender posizione per conto del paese in merito a questioni di certo non secondarie come l’acquisto degli F35 o la costituzione del governo. Re Giorgio, durante l’incontro, ha rimarcato l’importanza della stabilità politica in questo contesto, oltre al fatto che il governo Letta è l’unico governo possibile. Se ne faccia una ragione il PDL, se ne faccia una ragione il PD: comanda il Re ed in questo momento, almeno fino alla primavera prossima, ci vuole stabilità. Altrimenti tutti a casa e, per evitare una nuova speculazione finanziaria sul debito italiano, Re Giorgio sarà nuovamente costretto a dispensare ceffoni per ripristinare la normalità tecnica di un governo del fare (quello che ci richiedono i mercati). Expo2015 in questo schema è il volano della conservazione, l’evento rispetto a cui le differenti istituzioni devono collaborare per sopravvivere. Re Giorgio I esce quindi rafforzato dal 7 luglio monzese, ancora una volta si pone come l’unica figura autorevole della politica italiana. Ciò che affermano Letta, Maroni o Sala (o la Bracco, che parla di un padiglione Italia per cui nemmeno son partiti i lavori) sono semplicemente note di colore. In particolare l’affermazione di Maroni “Expo mafia free” si presta più allo scherno ed al capovolgimento del contenuto piuttosto che ad una riflessione un minimo seria della proposta. Dal canto suo Letta, fresco di proposta di svendita/privatizzazione totale, risulta quasi patetico nel momento in cui afferma il bisogno di “scollarci di dosso l’autolesionismo”, sostenendo una tipologia di megaevento che nelle ultime edizioni europee, da Siviglia esclusa in poi, è sempre andato in deficit. Ci meraviglia, però, che non abbia ancora proposto di rinviare l’evento….

052 Nutrire il paneta: un’idea per un confronto eterodosso il prossimo autunno

Il cammino del palazzo, così come il cammino della piazza, supera quindi il 7 luglio con nuove prospettive all’orizzonte. Domani Eataly ed Expo2015 firmeranno ed esporranno l’accordo che prevede la presenza della società di Farinetti (l’ex ottimista di UniEuro, l’imprenditore visionario http://lastampa.it/2013/06/13/edizioni/asti/unitalia-migliore-entro-dieci-anni-parola-di-oscar-farinetti-Z3K3zaLFqHwqFYKBGu6AGP/pagina.html), società che gode evidentemente di ottimi finanziatori poiché negli ultimi mesi sta aprendo sedi in tutte le principali città italiane per un investimento di centinaia di milioni di euro. La visionarietà di Oscar Farinetti, nel recente passato papabile ministro di un ipotetico “governo del presidente”, si unisce alla capillarità della Nestlè ed alla poliedricità della Coop a formare il triangolo agricolo presente in Expo2015, in cui da Slow Food all’agricoltura intensiva sono presenti tutte le forme attraverso cui si intende “Nutrire il Pianeta”. In questa prospettiva, visto la (scontata) presa di posizione decisa da parte del megaevento di propinare un certo tipo di “idea agricola”, in cui, parola di Farinetti, il rappresentante progressista del triangolo agricolo, dobbiamo lasciar perdere le reti ed i consorzi, è roba da francesi, che senso ha la partecipazione, seppur annacquata, delle realtà agricole del parco Sud oppure delle associazioni che portano avanti ragionamenti sull’agricoltura di prossimità e più in generale sulla sostenibilità agricola? Ciò che ci viene da proporre, in questa sede, è una riflessione più accurata su ciò che significa Expo2015 e sull’opportunità o meno di offrire il sangue a questa tipologia di evento destinata a promuovere certe direttrici economiche e di conseguenza smontare le alternative ad esse. Il triangolo agricolo presente in Expo2015 non ci sorprende, è normalità, è la logica conseguenza dell’impianto messo sul campo. I colori ed i sapori di Eataly, di Coop e di Nestlè, ci viene però da dire, sono i colori ed i sapori della grande distribuzione. E’ opportuno offrire sostegno ideologico a questa squadra? I volontari contro Expo sono sempre disposti ad aprire un confronto su queste tematiche.

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Città vetrina per Expo 2015 o case per tutti, verde e spazi sociali? Bandi o banditi a Milano? Noi abbiamo già scelto!

Video dell’Azione

Condividiamo e pubblichiamo il comunicato del collettivo Offtopic (di cui sono parte attivisti NoExpo) in merito all’occupazione di stamattina del “Rasoio” di Via Confalonieri, azione svolta da OffTopic insieme ad attivisti NoExpo e militanti di altri spazi sociali milanesi

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L’azione di questa mattina, con l’occupazione del Rasoio invita ad una riflessione su Milano, Expo e l’attualità di un’attitudine bandita al tempo dei bandi

All’opposizione ai bandi come strumento di normalizzazione delle esperienze autorganizzate ricolleghiamo una netta opposizione a una più vasta governance dei territori. Abbiamo chiamato col nome dell’Esposizione universale del 2015 il progetto di costruzione della città vetrina che avanza giorno dopo giorno. Expo 2015 è un brand, il grande acceleratore, nel tessuto metropolitano, dei meccanismi del debito e della crisi, dell’economia del cemento e delle nocività, dello sfruttamento e della precarizzazione delle nostre esistenze. E’ il grande evento creato ad arte per drenare risorse pubbliche verso speculatori e affaristi, scaricando sulla collettività i costi della crisi e delle speculazioni. Un progetto da cui la giunta arancione non si è mai sostanzialmente smarcata, sempre riconfermando il proprio sostegno alla grande operazione bipartisan Expo 2015. Un progetto che nasconde anche la normalizzazione dello spazio urbano, riconsegnato in ogni suo angolo al profitto, monetizzato, privatizzato, cementificato, svenduto al miglior offerente. Tutto il contrario della città che vogliamo, della città che le ricche esperienze dell’autorganizzazione metropolitana costruiscono ogni giorno secondo le logiche virtuose dell’autogestione e della riappropriazione.

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Gli interessi speculativi, oggi più che mai legittimati da EXPO 2015, stanno trasformando irrimediabilmente i nostri territori e i nostri quartieri; dove servirebbero alloggi a canone sociale le istituzioni rispondono puntando ancora sul mercato privato e sul cemento,favorendo la costruzione di nuova edilizia residenziale nonostante ci siano migliaia di alloggi vuoti. Crisi economica, precarizzazione del lavoro e in particolare lo strapotere della rendita fondiaria urbana erodono sempre più il nostro diritto all’abitare; fenomeni che portano a un aumento esponenziale degli sfratti per morosità, non solo per chi il lavoro lo ha perso ma anche per chi “conserva” un reddito ormai inadeguato al costo della vita e dell’affitto. La realtà è che da decenni le istituzioni hanno smesso di fare politiche abitative pubbliche; istituzioni che non sono in grado di affrontare il problema complessivo e di uscire dalla logica dell’emergenzialità del singolo caso. Per questo è tempo di mobilitarsi e agire di conseguenza, rivendicando la necessità di un tetto. In mancanza di capacità e volontà politica serve riappropriazione dal basso, solidarietà e reti sociali che affrontino le nuove forme di povertà imposte dall’austerity. La carenza cronica di abitazioni a canone sociale si può risolvere con la valorizzazione del patrimonio pubblico sfitto esistente; uno strumento può essere la pratica dell’autorecupero, che verte sullo scambio costruttivo di saperi e non di soldi, o con provvedimenti ancor più drastici come la requisizione del patrimonio privato lasciato sfitto o invenduto da anni. Sfitti e sfratti ci fan salire il crimine!

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  • Nonostante Expo, la realtà | documento di fine Esposizione
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  • Documento politico per il Noexpo Pride del 20 giugno 2015
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  • Quello che non si vede su tanti media.